Quadro di nascita di Kuro Tanino, autore e regista di Fortress of smiles

Kuro Tanino nasce in Giappone nel 1976. Lo stesso anno il wrestler giapponese Antonio Inoki sfida sul ring Muhammad Ali. 

Tanino è figlio della Bubble Japanese Generation, la generazione cresciuta durante la bolla economica giapponese degli anni ‘80 con la percezione che tutto fosse possibile, erano gli anni dell’apertura culturale del paese asiatico, specie per le arti visive.

Verso la metà degli anni ‘70 la gioventù giapponese ha iniziato ad avere qualcosa per cui incazzarsi: l’industria, l’inflazione, il petrolio… Così è nato il Japanese punk.

Intorno agli anni ‘80 e primi anni ‘90 in Italia si è verificato un vero e proprio boom sulle reti locali e nazionali di cartoni animati giapponesi che contribuiscono a sdoganare il Giappone in Italia, quelli che oggi chiamiamo anime: “Holly e Benji”, “Ken il guerriero”, “Il Grande Mazinga”, “Jeeg Robot”.

Uno dei film che meglio di altri riesce a rendere più vivido il ricordo di quell’epoca è Tokyo Pop del 1987. 

Chi è Kuro Tanino

Psichiatra, regista ed autore, leader della compagnia teatrale Niwa Gekidan Penino.

Non ama le sceneggiature e i copioni, ma preferisce partire dal disegno, dallo storyboard, sequenze di immagini e bozzetti per creare il suo unico umoristico universo teatrale. ”Scrivendo parole” -dice- “si perdono dettagli fondamentali”. Lui stesso ricorda che è sempre stato bravo a dipingere, ha studiato dipinto e immaginava il suo futuro come pittore. 

La sua compagnia si chiama “Teatro del giardino Penino”. Penino è il suo soprannome, e significa “piccolo pene”. Ai tempi della scuola un giorno pioveva così forte che i tuoni sembravano esplosioni, lui e i suoi amici si spogliarono nudi e andarono sotto la pioggia imbracciando ombrelli come se fossero fucili, giocando alla guerra. E siccome chiaramente i loro peni dondolavano sotto la pioggia cominciarono a chiamarlo “Penino”, da qui il nome della sua compagnia teatrale.

Lo scherzo e il gioco sono da sempre una parte fondamentale del suo processo creativo. Frequentò le scuole superiori per ragazzi non desiderati e lì c’era poco da scherzare. Per reazione si dedicò anima e corpo allo studio e conobbe un professore amante dell’arte. Con lui ogni giorno guardava film, parlava d’arte e di pittura, conobbe ed amò Salvador Dalì e Marcel Duchamp raffinando la sua passione per il surrealismo. 

La casa in cui è cresciuto con la famiglia a Toyama è una tradizionale abitazione giapponese con all’interno un palco per il Teatro Nō (forma teatrale di danza e performance tipica del Giappone del XIV secolo), un piccolo cottage per la cerimonia del Tè e una stanza per l’arte della calligrafia. Da questo ha appreso il gioco e la manipolazione dello scorrere del tempo che è parte fondamentale del suo stile teatrale.

Grande attenzione nel suo lavoro è l’esperienza che ha e deve avere il pubblico. È questo il punto di partenza per ogni sua regia. Questo approccio probabilmente deriva anche dal suo amore per la Nintendo, infatti quando era ragazzo i video games in giappone ebbero un boom e chi creava i giochi era principalmente concentrato proprio su quanto il pubblico si sarebbe divertito. Il divertimento è la parola chiave, la “playing experience” è ciò su cui Tanino si concentra nel proporre la sua esperienza teatrale.

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