Feste

di Familie Flöz
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  • Crediti:

    un'opera di Andres Angulo, Björn Leese, Hajo Schüler, Johannes Stubenvoll, Thomas van Ouwerkerk, Michael Vogel

    con Andres Angulo, Johannes Stubenvoll, Thomas van Ouwerkerk

    regia Michael Vogel
    aiuto regia Bjoern Leese

    maschere Hajo Schüler
    set Felix Nolze, Rotes Pferd
    costumi Mascha Schubert
    sound design Dirk Schröder
    musica Maraike Brüning, Benjamin Reber
    canzone “Hold on” Marlena Käthe
    disegno luci Reinhard Hubert
    video-art Maraike Brüning
    direttore di produzione Gianni Bettucci
    assistenti di produzione Dorén Grafendorf, Carolin Hartwich

    produzione Familie Flöz
    in coproduzione con Theaterhaus Stuttgart, Theater Duisburg, Theater Lessing Wolfenbüttel
    e il supporto del Hauptkulturfonds

  • Durata Spettacolo: 90 minuti

In una maestosa villa sul mare, tutto è pronto per la celebrazione di un matrimonio e della conseguente festa. Dietro la villa, si nasconde un cortile, sporco e caotico, dove il personale lavora senza sosta per cucinare, preparare, sorvegliare, pulire, ordinare.
In un poetico equilibrio fra tragedia e comicità, gli adorabili personaggi di FESTE fanno del loro meglio per assicurare l’approvvigionamento e il perfetto funzionamento della magnifica casa sul mare. Condannati però a rimanere fra i deboli e i vinti, lottano per la loro dignità e il rispetto da parte dei ricchi padroni.
Ma improvvisamente il mare scompare, lasciando solo un deserto di sabbia e pietra. Per un momento, tutto si ferma. La musica, tuttavia, suona ancora e ancora più forte, perché la celebrazione dell’amore deve continuare con tutti i mezzi. FESTE è una favola per adulti senza parole. Una storia tragicomica sul perseguimento della felicità individuale, dietro la quale c’è di più. Come negli angeli di Klee, le maschere testimoniano con la loro silenziosa immobilità l’impetuosa follia del progresso.

“Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine cresce davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo progresso, è questa tempesta.”

-Walter Benjamin

Familie Flöz fa teatro servendosi di mezzi che vengono “prima” del linguaggio parlato. Ogni conflitto si manifesta prima di tutto nel corpo.
Il conflitto corporeo è l’origine di ogni situazione drammatica. Tutte le pièce teatrali hanno origine da un processo creativo-collettivo, nel quale tutti gli interpreti fungono anche da autori di figure e di situazioni. Nel corso di svariate improvvisazioni, il gruppo individua un tema, raccoglie materiale drammatico e ne discute ancora molto a lungo, prima di mettere in gioco le maschere.
Similmente a un testo, una maschera porta con sé non solo una forma, ma anche un contenuto. Il processo di sviluppo di una maschera, che va dalla sperimentazione sul palco, fino alla simbiosi attore/maschera è determinante per il risultato.
Il paradosso fondamentale della maschera, cioè il fatto di celare un viso animato dietro una forma statica e con essa di creare figure viventi, costituisce per l’attore una vera e propria sfida da raccogliere. E non solo per lui. La maschera prende vita innanzitutto nell’immaginazione dello spettatore, il quale in questo modo ne diventa, in una certa misura, anche il creatore.
Ricettivi anche verso le reazioni degli spettatori, con uno sguardo critico sempre rivolto al proprio lavoro, tutte le produzioni Flöz vengono spesso modificate nel corso del tempo, sviluppando così la loro pienezza e intensità.

 

 

RASSEGNA STAMPA

Un lavoro interamente senza parole ma straordinariamente eloquente, grazie alle grandi maschere grottesche che hanno reso celebre la compagnia tedesca nel mondo, e a un uso del corpo così maturo, da riuscire a imprimere alla rigidità delle maschere una varietà di espressioni e stati d’animo impensabile.
La Repubblica

E gli scoppi di risa fra il pubblico, le urla isteriche o i profondi sospiri di complicità erano risultati inaspettati che esplodevano in sala, spesso senza alcun preavviso.
Le Monde

Alla fine si potrebbe giurare che gli attori abbiano parlato, riso e pianto. Un emozionante esperimento teatrale. (…) Uno dei più straordinari progetti teatrali dei nostri tempi.
Süddeutsche Zeitung

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