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Crediti:
Hokuspokus
un’opera di Fabian Baumgarten, Anna Kistel, Sarai O’Gara, Benjamin Reber, Hajo Schüler, Mats Süthoff e Michael Vogel
regia e maschere Hajo Schüler
costumi Mascha Schubert
set design Felix Nolze
musica Vasko Damjanov, Sarai O’Gara, Benjamin Reber
disegni Cosimo Miorelli
assistente creazione maschere Lei-Lei Bavoil
assistente direzione Katrin Kats
assistente costumi Marion Czyzykowski
luci, video luci Reinhard Hubert
sound design N.N.
direttore di produzione Peter Brixproduzione FAMILIE FLÖZ
in coproduzione con Theaterhaus Stuttgart e Theater DuisburgOpera supportata da Hauptstadtkulturfonds
- Durata Spettacolo: 90 minuti
Hokuspokus è il nuovo spettacolo della compagnia tedesca Familie Flöz che torna ospite al Teatro Bellini. Lo spettacolo nasce dal concetto di creazione per arrivare a raccontarci la storia di una vita. Siamo nel giardino dell’ Eden, l’oscurità diventa luce, si respira il soffio divino e si ritrovano i primi amanti. Hanno il coraggio di muovere i primi passi insieme come coppia, cercano riparo dalla natura e, grazie a Dio, trovano un appartamento economico. Il destino trascina rapidamente la giovane coppia nelle montagne russe della vita. Con l’arrivo di ogni bambino, le forze centrifughe crescono e minacciano di fare a pezzi la famiglia.
FAMILIE FLÖZ amplia la sua cassetta degli attrezzi per questa commedia e, oltre alle familiari figure di maschere, mostra anche gli attori. Che si tratti di suonare, cantare, filmare, parlare o fare rumore, gli attori prestano i propri corpi ai personaggi che prendono vita attraverso le maschere, diventano personaggi autonomi, pronti a perdersi nel mondo.
Il titolo dello spettacolo gioca con la presunta origine della parola, una verbalizzazione popolare del latino ‘Hoc est enim corpus meum’ – “Questo è il mio corpo”. O, dopotutto, Hocupocus potrebbe essere solo un gioco di prestigio, la scatola magica del teatro che celebra il gioco tra bugia e verità.
Come è usuale nei processi di sviluppo degli spettacoli della Familie Flöz, anche Hokuspokus nasce da improvvisazioni in cui l’ensemble gioca senza maschere. Di solito, con l’avanzare delle prove, gli attori spariscono dietro le maschere e il linguaggio viene abbandonato. Questa volta c’è una scatola al centro del palco, che rappresenta lo spazio vitale delle figure mascherate e si trasforma dal paradiso alla casa di famiglia nei luoghi più diversi, mentre i creatori si muovono fuori da questo mondo e raccontano la storia.
Il regista Hajo Schüler, fondatore e direttore artistico della compagnia con Michael Vogel, riferisce: «In Hokuspokus non solo le figure mascherate sono apertamente visibili sul palco, ma anche gli attori che sono solitamente nascosti dietro le maschere[…] il pubblico sperimenta così come gli esseri mascherati vengono portati in vita, come le figure poi trovano la loro strada nel loro mondo e si perdono in esso, sviluppano una vita propria e forse ad un certo punto si trovano faccia a faccia con i loro creatori».
La storia di Hokuspokus è molto semplice, dice Hajo Schüler:
«Raccontiamo la vita di due persone che si ritrovano e creano una famiglia, con tutte le turbolenze, i colpi del destino e i bei momenti – una vita che poi alla fine sembra arrivare alla fine. Ma qui ci si chiede se i personaggi siano davvero mortali».
Info Parcheggio e Accessibilità
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