28 ottobre

La sublimazione poetica del cinema in Jazz con Matteo Garrone e Piero Delle Monache

di e con Matteo Garrone
Calendario
  • Crediti:

    La sublimazione poetica del cinema in Jazz con Matteo Garrone e Piero Delle Monache
    regia Matteo Garrone
    autore Matteo Garrone
    primo attore Matteo Garrone
    jazzista Piero Delle Monache

  • Durata Spettacolo: 130 minuti

Il regista Matteo Garrone affronta un viaggio nella poetica reale del suo cinema d’arte, nel riflesso neorealista delle ombre, nella spettacolare radiografia delle ossessioni. Si sofferma sull’epopea immaginifica dei sogni e sulle pieghe della vita nell’antropologia surreale dell’arte.
Il carattere documentaristico è sempre stato accompagnato nel cinema di Garrone da una notevole cura dell’immagine, figlia proprio del passato da pittore del regista, che rende le inquadrature espressive e pregne di significato. Proprio l’impatto visivo, che spesso trascende i limiti del realistico per farsi pura illustrazione, ha contribuito allo sviluppo di letture “fiabesche” sull’opera di Garrone. Queste letture hanno messo in luce quanto il suo cinema si rifaccia spesso e volentieri ai paradigmi delle fiabe popolari, che traducono i fatti di cronaca su cui si basano i suoi film in racconti universali.
Il suo viaggio si apre e termina con le melodie jazz del musicista Piero Delle Monache, che attraverso il suo strumento aiuta a creare una cornice maestosa e allo stesso tempo raffinata. 

NOTE DI REGIA

“La materia da cui sono partito per girare “Gomorra” era così potente visivamente che mi sono limitato a riprenderla con estrema semplicità, come se fossi uno spettatore capitato lì per caso.
Mi sembrava questo il modo più efficace per restituire l’esperienza emotiva che ho provato durante tutto il percorso della lavorazione del film.”
“Dopo Gomorra volevo fare un film diverso, cambiare registro e così ho provato a fare una commedia. Il film nasce da una storia semplice, documentata, che abbiamo trasfigurato per fare una riflessione su un paesaggio contemporaneo; un viaggio attraverso un Paese. Un percorso fatto di sogni e attese di questi sogni, che si sviluppa su due piani: uno esterno, geografico e l’altro interno, psicologico. Due piani che sono fortemente connessi fra loro. Infatti è proprio quel tipo di paesaggio culturale a generare i personaggi che animano la nostra storia. Reality è un film sulla percezione del reale, la storia di un uomo che esce dalla realtà ed entra nel proprio immaginario. Ho sempre pensato a Luciano, il protagonista del film, come ad un moderno Pinocchio, un personaggio con un’innocenza e un candore infantili. Infatti, filmandolo, l’ho seguito come se stesse vivendo un’avventura fantastica. Durante le riprese ero di continuo alla ricerca di quel sottile equilibrio tra realtà e sogno, ricercando anche dal punto di vista figurativo una dimensione favolistica, una sorta di “realismo magico”.
“Dogman è un film che si ispira liberamente ad un fatto di cronaca nera accaduto trent’anni fa, ma che non vuole in alcun modo ricostruire i fatti come si dice che siano avvenuti. Ho iniziato a lavorare alla sceneggiatura dodici anni fa: nel corso del tempo l’ho ripresa in mano tante volte, cercando di adattarla ai miei cambiamenti. Finalmente, un anno fa, l’incontro con il protagonista del film, Marcello Fonte, con la sua umanità, ha chiarito dentro di me come affrontare una materia così cupa e violenta, e il personaggio che volevo raccontare: un uomo che, nel tentativo di riscattarsi dopo una vita di umiliazioni, si illude di aver liberato non solo se stesso, ma anche il proprio quartiere e forse persino il mondo. Che invece rimane sempre uguale, e quasi indifferente”.
Matteo Garrone

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