Nella pièce Tanino ha creato un mondo unico e dettagliato fino all’inverosimile in cui descrive piccoli momenti di gioia pieni di bellezza.

Una bellezza di campagna, ben diversa da quella di città. In questo scenario si colloca un uomo anziano irresponsabile, egoista, inadatto alla vita in società e disinteressato alla comunità, che lo considera privo di utilità. 

Chi mai se non Tanino poteva dedicarsi ad un uomo del genere, in un’opera in cui “gli attori sono stati diretti come si coltivano i Bonsai. Si tratta di aver fiducia nella natura ed attendere. Dirigere al minimo gli attori e attrici”.

L’azione dello spettacolo si svolge in due case di una comunità rurale. In una vivono dei pescatori chiassosi; in un’altra c’è un’anziana signora in declino mentale, sostenuta dalla sua famiglia, compresa una nipote arrivata con riluttanza dalla città. 

Tanino proviene da un background familiare di psichiatria e ha studiato ed esercitato la professione che ha senza dubbio influenzato questo pezzo in numerosi modi. Non c’è nessun tipo di analisi perché la complessità umana non è qualcosa che possa essere analizzata.

Tutte le frasi pronunciate dall’anziana affetta da demenza in questa produzione sono cose dette dalla nonna. “Osservare la conversazione tra mia madre e mia nonna affetta da demenza ha avuto un’influenza significativa su questa produzione”.

Sul set, le due case adiacenti sono progettate in modo estremamente dettagliato, come quadri o tableaux. 

Le opere di Tanino sono famose per la loro scenografia. Ha inviato i disegni per le scene e gli oggetti di scena allo scenografo Takuya Kamiike, anche lui residente in una cittadina di campagna affacciata sul mare, ha trovato molti degli oggetti di scena durante i suoi viaggi nei porti di pesca. Parte del materiale è ricavato da scarti di legno, e da case abbandonate, come i Fusuma, ovvero le porte scorrevoli in legno e carta, e i tatami.

All’interno di questi spazi sono raffigurate le vite della gente comune, ma dice Tanino  di sé: “abbraccio e rifiuto il naturalismo” – “Cerco di mantenere un equilibrio in modo che nessuna espressione sia predominante”. 

Il faro che guida le sue scelte non è cosa è giusto o cosa è sbagliato, il bene o il male. Piuttosto, si basa sulla presenza o meno di umorismo, se c’è qualcosa di cui si può ridere. Semplicemente, è vero che c’è una parte di Kuro Tanino che attinge e una parte che rifiuta il naturalismo, ma la percepisco con umorismo. “Ciò, credo, derivi dal mio impulso intrinseco verso l’autodistruzione”.

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